Parlando di denti di dinosauro, come non citare quelli del più iconico di essi: il Tirannosauro. Riusciva a smembrare ossa e carne delle prede grazie a denti simili alle lame dei coltelli da bistecca, estremamente seghettati. Una caratteristica che il tirannosauro (Tyrannosaurus rex) condivideva con altri terapodi quali gli allosauri e i gorgosauri. In realtà, come riferiscono gli esperti, denti simili non è così difficile da trovarne tra gli animali estinti (e similitudini se ne ritrovano tutt’ora nei Draghi di Komodo). Ma appunto simili e solo all’apparenza: quelli del tirannosauro e compagni avevano una particolare disposizione interna dei tessuti che li rendeva più forti e resistenti, permettendo loro di passare alla storia come i terribili predatori che hanno dominato la Terra per milioni di anni. Alcuni studiosi sostengono che il tirannosauro si cibasse prevalentemente di carogne, è però più sensato pensare che si comportasse come la maggior parte dei predatori viventi, ovvero che andasse a caccia per procurarsi il cibo ma che mangiasse volentieri animali già morti se aveva la fortuna di trovarli, risparmiandosi la fatica e il rischio di combattere. Numerosi resti sono stati rinvenuti principalmente nei terreni del tardo Cretacico nordamericano.
In geologia, il Cretaceo è il periodo più lungo dell’era mesozoica e prende il nome da un calcare bianco, friabile, costituito in gran parte da resti di microrganismi marini, assai diffuso in Inghilterra (le “bianche scogliere di Dover”), in Francia, in Belgio e in Germania. La sua durata è calcolata intorno agli 80 milioni di anni, con inizio circa 145 milioni di anni fa. Probabilmente la fine di quest’era fu causata dai numerosi cambiamenti geologici che si verificarono ma, per la sua lunghezza e varietà negli eventi, rimane uno dei periodi più interessanti della storia della terra.
Questa è anche l’epoca in cui termina la deriva dei continenti verso ovest e verso sud, accompagnata da gigantesche deformazioni della crosta terrestre e da concomitanti enormi colate di lava e grandi attività vulcaniche. Verso la fine del periodo geologico precedente la maggior parte delle masse continentali era nettamente al di sopra dell’acqua, benché non vi fossero ancora picchi montuosi. Ma mentre la deriva dei continenti proseguiva, essa incontrò la sua prima grande ostruzione sul profondo letto del Pacifico. Tale conflitto di forze geologiche diede inizio alla formazione di tutta la vasta catena montuosa che si estende da nord a sud, dall’Alaska giù attraverso il Messico fino a Capo Horn. Questo periodo diviene così lo stadio di formazione delle montagne moderne della storia geologica; prima di quest’epoca c’erano pochi picchi montuosi, esistevano soltanto alte creste di grande larghezza. Ma la pressione delle masse continentali e l’opposizione all’impulso della loro deriva secolare non sono le sole influenze della formazione delle montagne. Il fattore principale e sottostante che determina la costituzione di una catena montuosa è la preesistenza di un bassopiano, o depressione, che è stato riempito dai depositi relativamente più leggeri dell’erosione terrestre e dai sedimenti marini delle ere precedenti. Queste aree di terreno più leggere raggiungono talvolta dai 4.500 ai 6.000 metri di spessore; perciò, quando la crosta terrestre è sottoposta ad una pressione di qualunque origine, tali zone più leggere sono le prime a piegarsi, a corrugarsi e ad elevarsi per fornire un aggiustamento compensatorio alle forze e alle pressioni contendenti e contrastanti in atto nella crosta terrestre o sotto di essa.
Sia sul piano biologico che su quello geologico questa fu un’era attiva e movimentata sulla terra e nell’acqua. I ricci di mare si moltiplicarono, mentre i coralli ed i crinoidi diminuirono. Le ammoniti, di preponderante influenza durante un’era precedente, declinarono anch’esse rapidamente. Sulla terra le foreste di felci furono in gran parte rimpiazzate da pini e da altri alberi moderni, incluse le gigantesche sequoie. Verso la fine di questo periodo, mentre i mammiferi placentali non si sono ancora evoluti, il quadro biologico è perfettamente pronto per l’apparizione, in un’era successiva, degli antenati primitivi dei futuri tipi di mammiferi.
Così termina una lunga era di evoluzione del mondo, che si estende dalla prima apparizione della vita terrestre fino ai tempi più recenti degli antenati diretti della specie umana e dei suoi rami collaterali. Quest’era, l’era Cretacea, copre cinquanta milioni di anni e chiude l’era premammifera della vita terrestre, che si estende su un periodo di cento milioni di anni ed è conosciuta sotto il nome di Mesozoica.